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160 ATTO VANNUCCI - DISCORSO SU TACITO

mate sono piene di sospetto: al passaggio di una vittima tutti fuggono, e poi tornano indietro per tema di dar sospetto coll’aver mostrato paura. Ma la voce della verità non può essere estinta dalla paura. Le vittime nell’universale silenzio gridano alto, protestano contro l’ingiustizia, e turbano la quiete ai tiranni.

Tacito rappresenta maravigliosamente il tumultuare degli eserciti che fanno e disfanno gl’imperatori. Si vedono gli ambiziosi che tendono le mani, che adorano il volgo, che lanciano baci, e fanno ogni atto di servilità per aver signoria. Si sente il frastuono delle adulazioni codarde, e il fremito della sedizione che empie di sbigottimento le case e le vie, e fa morire lo zelo di quelli che più menarono vanto di fede e coraggio: e si vedono i cattivi fatti più baldanzosi dall’aspetto dei buoni addolorati del male. Quando poi una grande rivoluzione è prossima a compiersi, e il sangue è per contaminare le vie, Tacito è mirabile nel descrivere lo sgomento e l’incertezza delle turbe che ondeggiano pel Foro, e che empiono templi e basiliche. Poco prima facevano suonare le adulazioni nell’atrio imperiale: ora la servile baldanza si è mutata in grande spavento. Ogni cosa ha lugubre aspetto: senza voce popolo e plebe, attoniti i volti, le orecchie intente ad ogni rumore: non tumulto, non quiete, ma silenzio quale suole nelle grandi ire e paure.

I tempi che Tacito ci pone davanti al pensiero sono tristamente uniformi. Una sola volontà, e quasi sempre: quella del male, sta al governo del mondo, e produce fatti che vanno tutti alla medesima conclusione. Perciò non è maraviglia se lo storico apparisce qualche volta monotono, se i suoi colori sono tetri, se egli non sa fare altro che fremere. Egli non poteva non risentire le dif-