Vai al contenuto

Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/116

Da Wikisource.

LIBRO SECONDO 109

Armeni amano, s’era guadagnato i grandi e la plebe. Laonde da Germanico nella città d’Àrtassata, con piacer de’ nobili, a pien popolo fu incoronato, e da tutti gridato re, e dal nome della città detto Artassia. A’Cappadoci fatti vassalli fu dato per Legato Q. Veranio; e sgravato alcuno de’ tributi del re, per intonare il romano giogo più soave. A’ Comageni fu primo pretore dato Q. Serveo.

LVII. A Germanico i sì ben composti collegati non facean pro per la superbia di Pisone; al quale avendo comandato che venisse egli o il figliuolo, con parte delle legioni, se he beffò. Pure in Cirra, dove alloggiava la legion decima, s’abboccarono con visaggi, l’uno di non temere, l’altro di non minacciare. Germanico era benigno, come s’è detto; ma molti commetteano male, veri accrescendo e falsi aggiungendo, contra Pisone e Plancina e i figliuoli. All'ultimo, Cesare, presenti alcuni di casa, gli parlò con ira rattenuta: quei fece scuse altiero: partirsi con odj concentrati1. Pisone poche altre volte entrò nel tribunale di Cesare, e sempre aspro e contradio. In un convito del re de’ Nabatei, essendo portate corone grandi d’oro a Germanico e Agrippina, e a lui piccola come agli altri, disse forte: Che quel pasto si faceva al figliuolo del principe di Roma, e non del re de’ Parti: gettò via la corona, e molto biasimò quella spesa: cose da Germanico stransentite, ma sopportate.

LVIII. In questo vennero ambasciadori da Artabano re de’ Parti, che ricordava la loro amicizia e lega; desiderava rinnovarla con le destre: onorerebbe

  1. Leggo opertis, non apertis.