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Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/117

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110 DEGLI ANNALI

Germanico di venire a riva d’Eufrate: pregavalo intanto non tenesse Vonone in Soria a sollevargli i grandi co’ vicini messaggi. Rispose all’amicizia dei Romani coi Parti, parole pompose: al venire per onorarlo, belle e modeste; cansò Vonone in Pompeiopoli città di mare in Cilicia, in grazia d’Artabano e dispetto di Pisone, a cui era gratissimo per la gran servitù e 1 presenti ch’ei faceva a Plancina.

LIX. Nel consolato di M. Silano, e L. Norbano, Germanico andò in Egitto per vedere quelle antichità, dicendo per visitar la provincia. Aperse i granai, e i viveri, rinvilio, e molte gratitudini al popolo fece; andar senza guardia2, col piè scoperto, vestire alla greca, come già Scipione in Sicilia, benché nell’ardor della guerra Cartaginese. Tiberio lo gridò un poco del vestire; ma agramente dell’essere entrato in Alessandria senza suo ordine, contro ai ricordi di stato, che Augusto lasciò, e tra gli altri, che niun senatore, nè cavaliere di conto entrasse senza patente in Egitto: perchè uno potrebbe con poca gente centra grossi eserciti in quella chiave della terra e del maie, tenersi è affamare Italia.

LX. Ma Germanico non sapendo ancora che quella gita dispiacesse, se n’andava per lo Nilo reggendo, e prima Canopo. Edificaronla gli Spartani per sepoltura di Canopo loro nocchiere, quando Menelao, tornando in Grecia, fu traportato in diverso mare e in Libia. Passò indi alla seconda foce che quei

  1. Chi vuol corrompere il giudice, presenta la moglie.
  2. Vedi la Postilla del primo libro, §. XLI.