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Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/158

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LIBRO TERZO 151

reggitori son eglino tutti Fabbrizj? e pure se ne manda a regger province. Hanno molte mogli guasto i mariti; adunque tutti gli smogliati son santi? Le leggi Oppie fersi perchè quei tempi le richiedevano; fur poscia allargate, e mitigate perchè fu spediente. Se la donna esce de’ termini, questo è (chiamiamola per lo nome suo) dappocaggine del marito. Non si dee a posta d’alcuni milensi levare a’ mariti le loro consorti de’ beni e de’ mali; e lasciare questo frale sesso scompagnato in preda alle vanità sue e alle voglie aliene. Appena si campano con gli occhi addosso; che farebbero sdimenticate gli anni, e quasi rimandate? Rimediate a’ minori disordini di fuori, ma pensate anco a’ maggiori della città„. Soggiunse Druso, che aveva moglie anch’egli: „convenire a chi è prìncipe rivedere spesso le parti lontane dell’imperio. Quante volte essere il divino Augusto con Livia ito in Levante e in Ponente? ed egli in Illiria? Altrove andrà, bisognando; ma non di buone gambe, dovendo ogni volta schiantarsi dalla sua dolcissima moglie, onde ha tanti figliuoli.„ Così fu scartata la sentenza di Cecina.

XXXV. L’altro dì di senato Tiberio per lettera, fiancheggiati i Padri del sempre a lui rimettere, nominò per viceconsolo in Affrica Marco Lepido o Giunio Bleso. Furono uditi Lepido faceva grandi scuse di cagionevole; figliuo’ piccoli, una fanciulla a maritare; e intendevasi, senza dirlo, che Bleso, che fratello era della madre di Seiano, lo scavallava. Bleso fere cirimoniosa ricusa; e tutte le voci ebbe per adulazione.

XXXVI. Un rattenuto dispiacere di molti allora scoppiò. Ogni ribaldo ritirandosi ad una immagine