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186 DEGLI ANNALI

fatte lor le parole, li presentaro. Abbracciolli1, e disse: «Padri coscritti, io consegnai questi orfani al zio; e pregailo, die quantunque figliuoli avesse, gli carezzasse, o come suo sangue allevasse per sostegno suo, e de’ suoi avvenire. Ora che Druso n’è tolto, prego e presenti gl’Iddii, e la patria scongiuro voi, che questi d’Augusto bisnipoti di chiarissimo sangue nati, prendiate, reggiate, e’l debito vostro, e ’l mio adempiate. Questi, o Nerone, o Druso, sono i vostri genitori: e voi sete nati tali, che i beni e i mali vostri sono della repubblica».

IX. Fece cader le lagrime e pregare felicità; e se egli finiva qui, aveva di compassione e gloria sua ognun ripieno. Tornato a sue novelle, tante volte derise, di lasciar la repubblica, del prenderne i consoli, o qualcuno il governo; non gli fu creduto anche il vero e l’onesto. Alla memoria di Druso s’ordinaro gli onori di Germanico, e più altri, come vuole adulazion seconda; l’esequie furon pomposissime d’immagini: Enea, origine de’ Giulj, tutti i re Albani, e Romolo, fondator di Roma: la nobiltà dei Sabini, Atto, e gli altri Claudi, seguiano in lunga fila.

X. Ho tratto la morte di Druso da’ più, e più fedeli scrittori. Ma io non tacerò la voce andata in quel tempi, che ancora dura: Che Seiano corrotta Livia, si guadagnò con la medesima disonestà l’animo di Ligdo eunuco, donzello vago e caro al signor suo, e de’ primi ministri. E, fermato tra i congiurati che egli desse il veleno, e dove e quando, ardì

  1. Ahi gattone! tanto in odio la casa di Germanico hai, e queste lustre mi fai.