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Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/197

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190 DEGLI ANNALI

minore per quella di Lucilio Longo, amico suo, partecipe d’ogni suo dispiacere e allegrezza; nè altro senatore gli tenne compagnia nella ritirata di Rodi. Laonde esequie da censore, benchè uomo nuovo, e statua nel fòro d’Augusto, a spese pubbliche, gli ordinaro i Padri: per mano de’ quali per ancora faceva ogni cosa; onde fecero comparire a difendersi, e condannarono Lucillio Capitone, procuratore dell’Asia, accusato dalla provincia d’aver fatto uficio di governatore e adoperato soldati; molto avverando Cesare, non avergli, oltre a’ suoi schiavi e danari, autorità data, se soprusata l’avesse; facessono alla provincia ragione. Per questa e per altra ragion fatta l’anno innanzi contro a C. Silano, le città dell’Asia deliberaron fare a Tiberio, alla madre e al senato, un tempio: fu conceduto, e fatto. E Nerone fece le parole del ringraziamento a’ Padri e all’avolo; imbambolato quegli uditori sviscerati della memoria di Germanico, a’ quali pareva veder lui, udir lui: e nel giovane erano modestia e bellezza da principe, e per lo noto odio e pericolo di Seiano, più graziose.

XVI. Nel medesimo tempo Cesare parlò di rifare il flamine di Giove1 in luogo del morto Servio Maluginese, e riformarlo; usandosi per antico eleggerne uno di tre nominati patrizj, e di padre e madre confarrati: „Per esser cosa faticosa (diceva egli) a trovargli per esser dismessa o poco ritenuta la cirimonia del confarrare; perchè nè uomo, nè donna se ne curava, per le molte difficultà che

  1. Di questa antichità vedi Boezio nella Topica di Cicerone; e il Lipsio sopra questo luogo, al solito diligente e dotto.