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LIBRO QUARTO 197

reggiare con Tacfarinata non si vincere questo nimico scorridore con uno affronto solo e grosso, tratto in campagna Tolomeo re co’ suoi paesani, ne fece quattro squadre, e le diè a’ Legati e tribuni; e la gente da scorrerie a’ capitani moreschi: esso aveva l’occhio a tutti.

XXV. Non guari dopo venne avviso che i Numidi s’erano attendati sotto Auzea, castello rovinaticcio, che già l’abbruciarono; fidatisi nel sito cinto d’immenso bosco. Allora spinti a corsa senza saper dove, i nostri fanti e cavalleggieri bene schierati, disposti e provveduti, con trombe e grida orrende all’alba furo addosso a que’ barbari; che sonnacchiosi, co’ cavalli alle pasture o in opere, senza avvisi, arme, ordini o consigli, erano come pecore presi, sgozzati, strascinati da’ nostri; che ricordandosi delle fatiche durate per venire a questa bramata, e tante volte loro schippita pugna, si saziavano di vendetta e di sangue. Per le squadre andò grida: „Ciascun si difili a Tacfarinata; per tante battaglie lo conosce ogni uno, la guerra non avrà fine se non le si tronca questo capo.„ Egli, mortagli tutta la sua guardia1, veduto prigione il figliuolo, e sè di Romani per tutto cinto, s’avventò nel mezzo dell’armi, e con morte ben vendicata fuggì prigionia, e fu finita la guerra.

XXVI. Dolabella domandò le insegne trionfali. Tiberio, perchè non iscurasse la gloria di Bleso, zio di Seiano, le li negò. Ma Bleso non ne acquistò; ébbene Dolabella maggior rinomo per avere con minore esercito fatto gran prigioni, morto il ca-

  1. Leggo deletis; non delectis o dilectis.