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250 DEGLI ANNALI

mendo de’ partiti e delle risulte, dimandar non osò il comun parere, nè chieder a morte il reo; pure, aderendoli un di loro, che si legasse, ordinò di legarlo, e dietro a sé, in mezzo a’ magistrati, è tratto in carcere. Franto il giogo di Seiano, Roma in trasporto a rigettar su lui l’enormità tutte del governo, a lodar Tiberio: la plebaglia, insolente più ch’è allo il reo essa più grama, a trionfare, a insultarlo, improverarlo, beffarlo di sue speranze, per più infamia scoprirlo in viso, lacerar l’effigie, spiantar le statue strascicarle, sfrantumarle, frenetici, qual se contro lui stesso si sfogassero. Ei ne’ laceri avanzi della prima fortuna, solo testimone di sua ultima catastrofe, è chiuso.

XXXIX. Nè più. Tenutosi alla Concordia senato1, cheto il popolo, i pretoriani a quartiere, decretò, si gratuisse con pronta morte di Seiano il principe; e caldo caldo speditovi il boia, da lui morto e gittato sulle Gemonie2, scolpò gli Dei, per la pro-

  1. Questo tempio era in Campidoglio pressa ov’é ora l’Arco di Severo. Bruciato col Campidoglio fu riedificato, come leggasi negli avanzi che se ne veggono, e nell’iscrizione,
    SENATVS POPVT.VSQVE ROMANVS
    INCENDIO CONSVMPTVM.
    RESTII VIT.
  2. Ov’erano gittati i giustiziati per farne pubblico spettacolo. Altri vogliono che fusse nel 13 rione in Roma, ove l’Aventino guarda il Tevere; altri, nel monte stesso Capitolino presso la Carcere Mamertina. V. Donato, De Urbe Roma, e ’l Piranesi, Antichità Romane, tom. I verso il fine Iconographia Capitolii. Dopo essersi mostrati sulle Gemonie al popolo, con un uncino trascinavansi pel collo in Tevere i cadaveri di quegl’infelici.