Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/259

Da Wikisource.
252 DEGLI ANNALI

a Macrone, l’assistere tra’senatori agli spettacoli, e ’n pretesta a’ ludi votivi; onori da ambi rifiutati, per timore del fresco caso, più che per modestia.

XLII. Or Tiberio, da’ cennati segnali, poi da’ corrieri, inteso tutto, non più di sua sicurezza che del dissimular, lieto, l’arti addoppia, più che mai politico e geloso del segreto; nella villa di Giove1 nove mesi ascoso, la milizia s’obbligò regalando le siriache legioni, del non aver onorata fra lor insegne immagine di Seiano: i Legati del senato nè pur li ammise: rifiutò Memmio Regolo console, ch’al principe offriasi scorta nel suo viaggio a Roma: spregiati anco gli onori soffregatili, vietò il proporsi oltra, o per timore, o per più stimolo a’ Padri da punire i seianiani.

XLIII. Certo, al tornar de’ Legati, dal suo silenzio più che da qualunque impero, essi impinti, scagliansi contro parenti, affini, intimi di Seiano. Fur morti l’anzinato e ’l zio Giunio Bleso, più in fortuna che d’illibati si creda. Lo spettacolo del figlio gittato sulle Gemonie penetrò Apicata2, al caso del marito niente tocca; gli eccessi di Seiano e Livia a confessar astretta, un ragguaglio stese della morte di Druso, e de’ suoi uccisori; il mandò a Cesare: e tosto per non sopravvivere a’ figli, s’uccise.

XLIV. L’enorme accusa l’ostinato silenzio vinse

  1. Dodici ville si fabbricò Tiberio in Capri. Tac. Annal., L. IV. n. LXVII; una di queste è la più accennata, ch’avea il nome da Giove.
  2. Moglie di Seiano, ma da lui scacciata di casa. Tac. Annali L. IV, n. III. Nel cap. VIII di questo lib. IV leggi quest’avvelenamento di Druso per macchina di Seiano: vedi anco il cap. X.