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Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/279

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272 DEGLI ANNALI

veduto alle sottilissime malizie, onde rimettea sempre, quasi pianta succisa. Avendo adunque Gracco pretore tali accuse innanzi, increscendoli di tante rovine, le rimise al senato. I Padri spaventati, perchè, chi n’era netto? ne chiedero al principe grazia generale, e l’ottennero, con tempo diciotto mesi a rassettarsi lo stato, ciascuno secondo la legge.

XVII. Quindi nacque strettezza violenta di moneta; perchè i debitori tutti a un tratto erano stretti: il fìsco e la camera, per tanti dannati e lor beni venduti, avevano inghiottito tutti i contanti; perciò il senato fece che gli usurai se ne pigliassero li due terzi in terreni in Italia; ma essi richiedeano per lo intero: nè era onore a’ richiesti fallir di fede. Così si serpentava, tranquillava, alla ragion si gridava: e le vendite e compre, trovate per rimedio, la strettezza accresceano, perchè i compratori col nascondere il danaro, e i tanti venditori coll’offerire gli stabili, gli smaccavano; e i più indebitati con più fatica vendeano; fallivane molti, e n’andava con la roba la dignità e la fama; onde Cesare vi porse aiuto, contando due milioni e mezzo d’oro a’ banchi, che li prestassero senza prò per tre anni a chi obbligasse al popolo stabili per lo doppio. Così la fede tornò: e a poco a poco ancora i privati prestavano; e la legge del pigliarsene stabili, non s’osservò; trattandosi tali cose con rigore nel principio, poi si tralasciano.

XVIII. Ritornarono le prime paure per l’accusa di maestà data a Considio Procolo; il quale festeggiando tutto sicuro per lo natal suo, rapito, portato in senato, dannato e morto, tutto fu uno: e a