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Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/299

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292 DEGLI ANNALI

Rubellio Blando: e i consoli nominaron P. Petronio per quinto. Molti onori furono al principe, secondo gl’ingegni, ghiribizzati e vinti; nè si seppe quali accettasse o no, per la presta morte. Entrarono consoli sezzai a Tiberio, Gn. Accronio e C. Ponzio, salito già Macrone in troppa potenza, che s’era prima, e più allora, guadagnato Caio Cesare; a cui morta la moglie Claudia, prestava la sua Ennia, struita d’innamorare, e legar di matrimonio il giovane, che per montare all’imperio nulla disdicea: e le false infinte avea (benchè uomo rotto) imparate in collo all’avolo;

XLVI. il quale, conoscendolo, dubitava a quale de’ due nipoti lasciar la repubblica. Il figliuol di Druso era sangue suo, e più caro, ma troppo tenero; quel di Germanico, nel fiore della gioventù, bramato da tutti, perciò l’odiava: pensò a Claudio, d’acconcia età e studioso di buone arti; ma era scemo. Successor d’altra famiglia, era alla memoria d’Augusto, al nome de’ Cesari, onta e offesa; ed egli stimava più la fama negli avvenire che la grazia de’ presenti. Quello adunque che non potè egli per lo dubbioso animo e infermo corpo fare, lasciò al destino; mostrò bene per motti d’antivederlo; come, quando a Macrone rinfacciò: „Tu volti le spalle al sole occidente e il viso all’oriente;„ e a Caio Cesare, che ragionando si rideva di Silla, pronosticò: „Tu avrai tutti i suoi vizj e niuna delle virtù.„ E baciando con molte lagrime il nipote minore, a lui, che ne faceva viso arcigno, disse: „Tu ucciderai costui, e altri te„: Aggravando nel male, non lasciava pur una delle sue radicate libidini: e per prò’ parere, pativa; e anche era usato ridersi dei