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Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/361

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354 DEGLI ANNALI

Numi (de’ quali è proteggere il giusto e l’onesto) a difendere della patria libertà i vindici.

X. Al minaccioso ceffo de’ pretoriani, smarriro i Legati; e sapendo inferiori le truppe consolari, a piè di Claudio prostesi, preganlo a non esporre a guerra e a strage Roma; se ama l’impero, vada al senato a palesar suoi sensi: a fronte di sempre odiosa, spesso luttuosa tirannide, un principato prenda a lieti auspici, e a comun benevolenza appoggiato. Già Claudio, di poco spirto e talento, pendea dalla moderazione; ma l’incoraggì la ferocia de’ soldati, d’Agrippa re la sagacità, la stessa agonia di regnare, che negl’imbecilli anco può: „forza e necessità mi strigne„, rispose a’ Legati.

XI Nel pusillanime non si fidando, l’arti sue celava sì Agrippa, che tener mostrando dal senato, sottomano trafficava per lo scettro. Da’ Padri chiamato a dir parere sull’importante caso, venne a Curia e: „Che n’è di Claudio„? dimandò, facendosi nuovo e saputone, pronto affermossi a morir pel senato, e per la libertà; „Ma, rematico è l’affare; vi vuol truppa e oro„. V’è tutto,„ rispondono i Padri. E Agrippa, „Truppa sì, ma nuova, nè disciplinata; quella di Claudio è di veterani e sperti: è da gir con piè di piombo: piacevi che parli io a Claudio? lo persuaderò a rinunzia„.

XII. Da lui venuto, informato dell’ondeggiar del senato, della diffalta di truppe e d’altro, che fa della repubblica il nerbo; e a sensi lo sprona degni della casa regnante. Dalla facilità della cosa e dal suo utile vinto Claudio; risponde a tuono a’ Legati: „Che ’l senato coi passati principi abbia ira, è ragione; sarà tutt’altro sotto me, che per età,