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Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/360

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SUPPLIMENTO AL LIBRO NONO 353

ture: „Badate a’ mali della schiavitù da Giulio Cesare introdotta, sotto Augusto e Tiberio aggravata, venuta al colmo sotto Caio. Lo scettro, nemico a virtù, è capriccio, è despotismo: la repubblica sugli studi e premj de’buoni cittadini ha base, è in voi, che riviva libertà, o eterno giaccia„. Finì: „Che’ che ne pensate: di libertà i vindici, Cassio Cherea massimamente, dei condegni onori fregiate„.

VIII. Diè la presenza di Cherea peso al discorso: e a notte già piena, venuto ai consoli, chiese il nome, e n’ebbe libertà, a comun gioia, per innovarsi quel distintivo della consolar podestà e della repubblica, da tanti anni interrotto. Poi, a tutto sterpar di Caio il germe, Cherea Giulio Lupo tribuno spedì Cesonia e la figlia a tor di vita. Era la madre a questa a lato, presso al morto marito, di sangue lorda e dolente, ch’ei non avesse suoi consigli ascoltato. A vedere il Tribuno (cui cercava indarno far pietoso ver l’ucciso principe) star duro, e intimarle morte, intrepida nudò il collo, e cielo e terra scongiurando, porselo al ferro a que’ pianti, e costanza, se a donna è a credere, delle crudeltà del marito, e degli apposti delitti innocente protestandosi. La figlia fu sbatacchiata al muro.

IX. Intanto rapportasi a’ Padri di Claudio l’avventura. A non autenticarla col silenzio; mandan tosto Legati Veranio e Brocco, tribuni di plebe, a persuader Claudio a nulla attentar contro l’autorità del senato; a ricordar i guai dello scorso governo, da lui spesso, provati, onde scevre di viver sicuro e glorioso in repubblica anzi che’ farsi con taccia e rischio estremo ad imperare. Aver la repubblica milizie, armi, e mille soccorsi; e, ch’è più, propizi i