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Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/365

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358 DEGLI ANNALI


XIX. Aggiunse alla madre un cocchio da girvi pel Circo, e titolo d’Augusta, da lei, più di virtù che di lode, amica, rifiutato; e nuovi onori alla memoria del fratello in ogni occasion celebrata. Ribandì1 Agrippina e Giulia. Gran rispetto anco a’ primi imperadori professando, giuro non istituì più sacro e frequente, che per Augusto. Compì a Tiberio l’arco di marmo, al teatro di Pompeo, decretato già dal senato, ma omesso. Tutti annullò di Caio gli atti, e ne spiantò a notte le statue; ma vietò l’infamarlo, e far festa il dì che fu ucciso, se ben primo di suo principato; editto che salvava la dignità del principer, l’odio ai misfatti.

XX. Nè studiò meno a mettere in pregio a’ re esteri il nuovo scettro; ad Antioco Comagene, e parte di Cilicia, da Caio data e tolta; a Mitridate Ibero, re d’Armenia, ch’era in ferri, pria libertà, poi il regno, rendendo. Diè anco a Polemone re del Bosforo la Cilicia, per dare il Bosforo a Mitridate, germe del grande. Ma, come esimio d’Agrippa il merito, fu la ricompensa; oltre al confermarlo ne’ regni già avuti, la Giudea e Samaria v’aggiunse, a lui l’insegne consolari, al fratello Erode le pretorie accordando, e più privilegi ai Giudei.

XXI. La stessa bontà le città provarono, cui le statue rese, da Caio rapite. Nè schiavo d’interesse, vietò l’istituir Cesare erede a chi avea parenti. In fine, ch’è ben difficile in nuovo governo, con giusto mezzo tra gli estremi di rigore e di lassezza, vari fe’ decreti, per osservanza delle leggi, tranquillità de’ cittadini, moderanza ne’ giuochi; gran mo-

  1. (*) Ribandire, Richiamar d’esilio. Vale anco rimandar in esilio.