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Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/366

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SUPPLIMENTO AL LIBRO NONO 359

dello e sprone insieme ei stesso di modestia nel rispetto a’ consoli e benignità ver tutti.

XXII. Bell’alba certo, ma tosto offuscata per le libidini di Messalina, insolenza de’ liberti, poca testa di Claudio; che debole di natura, servilmente educato, più letterato e colto che a principe di mezzano animo sta bene, poco di suo giudizio, e per la maestà dell’impero, il più d’altrui impulso oprò, o da cieco timore o da impeto; e sarebbesi a stento tenuto in trono, se non reggessero da sè qualche tempo i gran reami, e non avessero i Legati degli eserciti posposto un’ovvia, ma turpe fortuna a un più glorioso ossequio.

XXIII. Spiccò tra questi Sulpizio Galba della superior Germania Legato. Benchè da molti a novità impinto, e a gran colpo, saldo in dovere, difender anzi volle, che usurpar l’impero; e, vinti i Gatti, con questo, e colla fede, l’ultima grazia meritò del principe. Rival nell’onore P. Gabinio, della bassa Germania prefetto, debellò i Caici. Per colmo di giubilo la sola aquila ch’ai nemici restava dalla disfatta di Varo, ei riportò; indi detto Caicio. Claudio poi in sicuro, senza pur veder campo, per le due vittorie è salutato imperadore. Col sopraffino dell’adulazione volsero in suo vanto i liberti le sollevazioni di Mauritania, anzi la mòrte di Caio attutate: e ’l persuasero a prenderne le trionfali.

XXIV. Ma tratto più reo meditava Messalina, che per izza contro Giulia, di beltà, nobiltà, parentela con Claudio, insigne, soffrir non sapea quell’anima altera, a sobbarcarsi incapace all’imperiante fortuna. Feminil astio da pria; ma vinse, all’usato, la forza; e a nuovo esigilo balzata fu Giulia di vari