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360 | DEGLI ANNALI |
delitti, anco adulterj, più infamata che convinta. Anneo Seneca in questi involto, ha confino in Corsica; facile a scusarsi per fama di dotto e per l’alterezza di Giulia; se con ingegnosi scritti, preci adulatorie, amari sarcasmi, non conciliava ei stesso fede all’accuse.
XXV. In tai scombugli, diè Claudio a Gn. Pompeo Magno Antonia, delle sue figlie: Ottavia promise a L. Giulio Silano, con poca solennità e peggior esito. Diè a’ generi il sol grado de’ venti; e alle ferie latine la prefettura di Roma. Tardi li abilitò alle magistrature cinqu’anni pria del tempo. L’anno stesso nacquero, dispari d’origine e di fato, di costumi e studi pari, intimi d’amistà, Britannico e Tito; con mirabil giuoco di sorte, che d’ambo le vicende regolar parve sì, che l’un più dell’altro si fer desiderare: Britannico da Claudio e Messalina ai dì venti del paterno impero; Tito da Vespasiano e da Flavia Domitilla, a’ 30 decembre.
XXVI. Claudio Cesare la seconda fiata, e Cecina Largo consoli, giurarono negli atti d’Augusto. Vietò Claudio il giurai’ ne’ suoi: e prorogata d’un anno la carica di Cecina, ei dopo due mesi rinunziò; giurato nulla aver fatto contro le leggi, con più vanità che verità; chè, console o no, assiduo a giudicare, talor dalle leggi deviava per equità, per leggerezza talora, e quasi da scemo. Fe’ però nuove leggi utili, da buon politico: Che i rettori di province, usi restar a lungo in Roma, vadano in residenza pria d’aprile; nè della conferita dignità mercè gli dicano; protestando sè esser il principe, essi dell’impero i cardini: che presso lui grazia e lode avranno a tornar di provincia dopo egregio governo. Moderò la legge Papia