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Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/377

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370 DEGLI ANNALI

zo, della dignità resa ardita; la pudicizia, vendendo; i più nobili de’ due sessi a brutali sensualità stimolando, con amarli se cedeano, se ripugnavano odiarli: Claudio sviando col dolce degli spettacoli, e sì di feminili vezzi assediandolo, che pubblici sendo a comune stupor e sdegno tai disordini, ei sol ne ignorava; e a Mnestere istrione, che l’oscenità temea di Messalina, ordinò le ubbidisse; e Giusto Cutonio, capitan della guardia, che vendicar la pubblica infamia pensava con dinunziarla, di suo cenno, per l’odio di Messalina, fu morto. Per simili arti, nè si sa per che reato, indifese, di ferro o fame periro due Giulie, la figlia di Druso e l’altra di Germanico, di Divo Augusto pronipoti.

XLIX. Tai scempi della real casa colla morte di Claudio coronar meditava un cavalier romano. L’attentato a gran lode indagò e scoperse, per tradigione di schiavi, L. Ottone, caduto l’anno pria di grazia del principe, come dissi. Fu il reo precipitato da’ tribuni di plebe e da consoli del Tarpeo. Poi trattossi d’onor fare a L. Ottone j e rarissimo il senato glie ne fe’, statua ergendogli in palazzo. Claudio anco, come più v’avea interesse, più gli fu largo, tra’ patrizj ascrivendolo, e con enfatica lode: „È uomo„ aggiunse „di cui a me bramar non saprei figli migliori.„

L. Ecco in fine un soggetto di guerra che da tanti anni mancava. Berico e altri, per sedizione, di Bretagna fuggiaschi, fer vedere a Claudio, facile or a vincersi per interne discordie ed inesperta età dei nuovi re l’isola, da Divo Giulio prosperamente tentata. Piacque lor parlare; tanto più che cercava il principe l’onor del trionfo, nè cansava Messalina