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Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/376

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SUPPLIMENTO AL LIBRO NONO 369

canti da Corbulone estorto. Temprata un po’ la legge, fu ordinato, i rettori di province pria di mezzo aprile escano al lor governo.

XLV. Ma s’usò rigor co’Licj che, rinnegata l’antica modestia, erano in ruinosi discordj con morte d’alcun Romano. Lor si tolse libertà, merito di lor fede e costanza quando tutti i mari i pirati infestavano. Fu la Licia annessa alla Panfilia, tanto allor fida, quanto stata era co’ pirati a parte anzi la vittoria di Gn. Pompeo.

XLVI. Occupato in tal causa Claudio in senato, parlò latino a un Licio, cittadin romano, che non ne sapea; sdegnato, il cassò di cittadinanza; vario sempre da imbecille principe tra vitupero e onore; che or abborrendo l’iniqua arte d’assassinare, vietava si violasse con accuse il dritto di cittadin romano, or per niente il togliea, o sì vilmente il prostituiva, che si dicea comperarsi per vetri rotti. Con più licenza, e a qual sia prezzo vendealo Messalina, e i liberti; onde a decadere andò un titolo, con utile dello stato e lode di Roma, saggiamente da’ maggiori conferito a’ primari e più ricchi d’estere nazioni.

XLVII. Nè di tai ruberie paga Messalina, ma vie più cieca di passion di dominare, la più viva in donna, le cariche dell’impero d’accordo co’ liberti a sè richiamando, le prefetture dell’esercito e delle province vendea, e sì caro, che nell’impotenza di comperare, adunò Claudio in Campo Marzo il popolo, e ivi fissò di tutto le tariffe; a suo pubblico sfregio, a gran solletico delle libidini, allor più vive e ardenti, che da più molli rimedj titillate.

XLVIII. In fatti, dopo ciò, rotto ogni argine Messalina, oltre a libidini, a ribalderie la diè per mez-


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