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Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/386

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SUPPLIMENTO AL LIBRO DECIMO 379

destinava Claudio a quel regno il figlio educato in Roma, a sè ben accetto. Nel distolsero i liberti, sotto vista d’incapacità nel giovane a pena fuor di pubertà. Tornò dunque provincia la Giudea, e mandossi a governarla Cuspio Fado; ma a non mostrarsi ad Agrippa ingrato o alieno da’Giudei, prese Claudio più amore al giovane Agrippa: ai Giudei compiacque, che ridomandavano sacra stola e corona; e a Marso di Siria prefetto, al morto re odioso, Cassio Longino sostituì, ordinandoli di vendicare i torti da’ Cesariensi e Sebasteni lor fatti. A Erode, re di Calcide, il tempio e’ suoi tesori, e ’l dritto di far i sommi pontefici, accordò: tutto diè in somma quanto suol principe che non fa da sè, d’altrui capricci ligio.

VII. Per la stessa licenza de’ liberti, o forse per ambizion del popolo o di lui stesso, che fama di popolare colla facilità affettava, rese Claudio al senato l’Acaia e la Macedonia da Tiberio a sè riservate. Poi, come i principi dappoco, più di cangiar dilettansi che di perfezionare, questa via anco alla gloria ei battè; è a’ camarlinghi rese la cura dell’erario di Saturno, da Divo Giulio data a’ pretori; e a famar gli antichi usi colla novità, due di quelli fe’ prefetti all’erario, con triennal corso, per indi passar tosto a’ pretori, o stipendio goder degno dell’operato. Tal giunta d’autorità compensò coll’abolir tutte prefetture fuor di Roma: per favorir insieme i pretori, certi giudizj lor permise de’ consoli propri; questi non reclamando, che la pristina dignità obliata, scansavan gli affari in ossequio al principe, e più alto mirando.

VIII. Meglio e più utilmente, a tor l’andirivieni