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Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/409

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402 DEGLI ANNALI

natori ordinarono che i pontefici vedessero quanto dovessero gli aruspici ritenere e osservare.

XX. Nel detto anno i Cherusci, avendo per le civili guerre spenti i grandi, chiederono da Roma Italo per re, solo rimaso di stirpe reale, nato di Flavio fratel d’Arminio, e di madre nata di Catumero principe de’ Catti. Era bello, e di cavalli e d'armi maneggiator, a nostra e a loro usanza. Cesare gli diè danari, compagnia e animo a ripigliar la grandezza di casa sua. Lui primo nato in Roma, non ostaggio, ma cittadino, uscire a imperio straniero. Fu lieta a’ Germani sua prima giunta, massimamente carezzando egli, che non teneva parte, tutti ugualmente. Era celebrato, osservato: usava cortesie e rispetti, che a niuno dispiaciono: al vino e alle lascivie, che ai Barbari piaciono, spesso si dava; già ne’ vicini, già ne’ lontani risplendeva. Quando quei che solevano per le parti fiorire, sospettando di tanta potenza, se ne vanno agli stati confinanti, fanno fede: L’antica libertà germana essere ita; Romani risurgere; mancarvi forse uno de’ nati quivi da governargli, senza che la razza di Flavio spione gli cavalchi? L’esser nipote d’Arminio, che ei fa? del cui figliuolo, se fosse venuto egli a regnare, potersi temere come allevato in terra nimica, infetto da’ cibi, servaggio, abito, ogni cosa forestiero. Ma se Italo somiglierà suo padre, niuno aver mai voltato armi contro alla patria, e casa sua più traditore.

XXI. Così accesi, fanno gran gente: nè minore seguitava Italo, dicendo: Non esservi entrato per forza, ma chiamato; se agli altri soprastava in nobiltà, darebbe anche a divedere con la virtù se degno è del zio Arminio e di Catumero avolo: del pa-