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Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/41

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34 DEGLI ANNALI

bonario giovane, affabile; rovescio di quel burbero viso, e scuro parlar di Tiberio. Eranci poi l’izze donnesche. Livia si sarebbe rosa Agrippina; questa era sensitiva; ma la castità e l’amore al marito la medicavano della troppo alta testa.

XXXIV. Ma Germanico, quanto più alla somma speranza vicino, tanto più a Tiberio infervorato, gli fece da’ vicini Sequani è dai Belgi giurare omaggio: e udito che le legioni tumultuavano, vi corse battendo. Ferglisi incontro fuor del campo quasi ripentite con gli occhi bassi. Quando ei fu dentro alle trincee, usci un suono di lamenti scordato; chi la mano presogli, quasi per baciare, si metteva quelle dita in bocca, per fargli tastare le gengie senza denti; altri gli mostrava le schiene gobbe per vecchiaia. Standoli intorno rinfusi, comandò che ciascuno rientrasse nella sua compagnia con loro insegne innanzi, per meglio esser udito, e le coorti discernere. Penarono a ubbidire. Egli venerato prima Augusto, venne alle vittorie e trionfi di Tiberio; celebrò con stupore le geste di lui in Germania con quelle legioni; alzò al cielo il consentir dell’Italia, la fedeltà delle Gallie, il non essersi altrove sentito un disparere, un zitto.

XXXV. Con silenzio, o poco mormorio, udirono insin qui. Venuto alla sedizione: „Dov’è la modestia de’ buon soldati? dov’è l’onore dell’antica milizia? che’ avete voi fatto dei tribuni? che de’ centurioni?„ Si spogliano ignudi, rimproverano le mar-

    di lui increscendogli, e male agurandogli, diceva: Ahimè che a Druso suo padre e Marcello suo zio la popolare aura fu infelice! brevi e sventurati sono questi universali amori.