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Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 1.djvu/411

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404 DEGLI ANNALI

fierezza: e a’ Frisoni, dopo che sconfissero L. Apronio, fatti ribelli o poco fedeli, dati ostaggi, parve buono starsene a’ terreni, senatori, magistrati e leggi, che diè loro Corbulone; il quale, perchè non iscotessero il giogo, rinforzò la guarnigione, e mandò a sollecitare i principali Cauci allo arrendersi, e Gannasco tradire. Il trattato riuscì, e ben gli stette al fellone fuggitivo; ma la sua morte alterò le menti de’ Cauci; e Corbulone seminava scandoli da farli ribellare. A’ più piaceva: alcuni ne levavano i pezzi: „Perchè stuzzicare i calabroni? Se ei riesce male toccherà alla repubblica; su bene, non è buono per la pace quest’uomo terribile, e a questo principe debole, troppo grave.„ Laonde Claudio, non che dare altra noia alla Germania, fece tornar le guarnigioni di qua dal Reno.

XXIV. Già poneva Corbulone il campo in terra nimica quando ebbe la lettera; e benché sopraffatto in quel subito da più passioni, paura dell’imperadore, dispregio de’ Barbari, riso degli amici, senza dire altro, che: „Oh felici già i capitani romani!„ sonò a raccolta. E per non tenere in ozio i soldati, tirò dalla Mosa al Reno un fosso di ventitré miglia, che ricevesse i reflussi dell’Oceano. Cesare gli concedè le trionfali, benché gli avesse negata la guerra. Il medesimo onore ebbe poi Curzio Rufo, per avere scoperto nel contado di Mattiaco cave d’ariento; non ricche, nè duravano; ma le legioni ne aveano fatica e danno, convenendo zappar nell’acqua, e far sotterra quel che sarebbe duro nell’aria. Onde i soldati, che più non poteano, e questa festa era in più province, fanno segretamente una supplica in nome delli eserciti, pregando l’imperadore, che quan-