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LIBRO SECONDO 73

e nome reale mantenendogli. Questa indegnità come egli tentasse fuggire, dirò a suo luogo.

V. Tale scompiglio dell’Oriente non dispiacque a Tiberio, per diveller Germanico dalle legioni troppo sue, e mandarlo, con la scusa di nuovi governi forse a smaltire per froda o fortuna. Ma la prontezza dei soldati e la malignità del zio, gli erano pungoli allo affrettare la vittoria; e seco divisava le maniere del combattere, quel che gli era in tre anni di quella guerra riuscito bene o male: „giornate e pianure esser la morte de’ Germani: boschi e paludi, state corta. Verno tostano, a loro giovare; i soldati suoi meno delle ferite, che de’ lunghi cammini e delle pesanti armi patire; aver le Gallie1 munte di cavalli: gran bagagliume, esca al predare, noia a difenderlo. Se io vo per mare, ne son padrone; il nimico non l’usa; guerreggerò prima: gente e vivanda insieme porterò: per le bocche e letti delle riviere metterò nel cuore della Germania i cavalli e gli uomini riposati„.

VI. Gittatosi a questo, mandò P. Vitellio e Canzio a riscuotere le decime delle Gallie, e a Silio, Anteio e Cecina diè cura di fabbricar le navi2. Mille parvero bastevoli, e prestamente furon in punto: parte corte e strette di poppa e prua, e largo ventre per meglio reggere a’ flotti, altre in fondo piatte, per ben posare: le più col timone a ogni punta, per approdar da ogni banda a un rivolger di remi: molte

  1. Quel che oggi si chiama Francia è parte delle Gallie; però ritengo il nome antico.
  2. Nel terzo delle Storie nella guerra d’Aniceto descrive meglio questo autore loro forma, nome, uso.