Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/217

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loro metropoli, furon mandate e accettate le chiavi. Cecina uccise Giulio Alpino , come sommovitore della guerra; gli altri rimise alla discrezione di Vitellio.

LXIX. Non sarebbe agevole a dire se gli ambasciadori elvezi trovassero più invelenito l'Imperadore o i soldati ; che chiedendo lo sterminio di quella città, con le mani e con l'armi vanno in su'l viso alli ambasciatlori: e \ itellio raffibbiava parole e minacce ; ma Claudio Cosso, uno di essi , famoso dicitore , con accorta natura velando sua arte , però più creduto, mitigò i soldati; i quali, come fa il volgo, che tosto mutandosi, corre alla misericordia, quanto s'era versato nell'ira; con molte lagrime, e migliori e più costanti domande, ottennero a quella città mercede e salute.

LXX. Cecina trattenendosi negli Elvezi pochi giorni, per saper l’ animo di Vitellio e ordinarsi al passar l'Alpi, ebbe d'Italia buone nuove; i cavalli sillani in su'l Po aver dato il giuramento a Vitellio, che li comandò Viceconsolo in Affrica. Nerone avendoli fatti venire per mandare in Egitto, li ritenne per la guerra di Vindice; e allora essendo in Italia da' loro capitani persuasi che a Vitellio obbligati , non conoscevano Otone , e alzavano a cielo la fama del forte esercito di Germania che s'appressava, presero quella parte ; e tiraronvi, come per un presente al nuovo principe , Milano, Novara , Ivrea e Verzelli forti città de'paesi di là dal Po: queste n'avvisarono Cecina. E non potendo una banda di cavalli sola guardare tanto spazio d'Italia, avviò gli aiuti galli, portoghesi, inghilesi e germani; e con la banda dei cavalli petrini ristette alquanto a pensare , se voleva