Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/238

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la necessità del servile, cominciarono a fremire, e? riguardar le loro forze. Sette legioni pronte, e con grandi aiuti la Sona e la Giudea: l’ Egitto congiunto con due legioni: quinci la Gappado’cia e ’l Ponto e le frontiere d’ Armenia: l’ Asia con l’ altre popolate province e danarose: quante isole ha il mare: esso mare, alle provision della guerra atto e sicuro.

VII. Questo impeto de’ soldati era noto ai Capi ; ma l’attender il fine de’ guerreggianti parve vantaggio; perchè facessesi la fortuna vincere Otone o Vitellio, che monta? sempre macchina il vinto contro al vincitore: e le prosperità fanno ancora r buon Capitani insolenti. Esser questi due discordi, trascurati, morbidi : e per lor vizj, uno n’ estinguerebbe la guerra, l’altro la vittoria. Serbarono adunque l’ armi all’ occasione consigliatasi Vespasiano e Muciano, allora. Gli altri prima tra loro: i migliori per lo ben pubblico: cacciati molti dalla dolcezza del predare; altri per lo male stato di lor casa; così tutti buoni e mali, per cagioni diverse, con pari affetto bramavan la guerra.

Vili. In questo tempo Y Acaia e l’Asia ebbero falso spavento, che Nerone vi comparisse; essendosi la fine sua detta in più modi, tanti più lo fingean vivo e credeaulo. Nel corso dell’ opera direm degli altri. Allora, uno schiavo del Ponto, o, come altri dicono, libertino d’Italia, ceterista e cantore ( che, oltre al somigliarlo, fece più creder l’inganno), con certi truffatori sperduti, con gran promesse ammaestrati, entrò in mare : e per tempesta battè in Citno isola ; ove con certi soldati venuti di Levante s’unì, e quei che non vollero ammazzò: spogliò i mercanti; e li schiavi più rohusti armò. Sisenna Centurione, che portava le destre ( segnale di concordia ) dall’ esercito di Sorìa