Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/255

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ogni dì più, pensarono, se fusse meglio che combattersi, accordarsi a fare essi, o far fare al senato, Imperadore un altro; e perciò persuadevano i Capitani d’Otone il trattenersi e indugiare, spezialmente Paulino, il più vecchio di quanti erano stati Consoli, famoso guerriero, di gran rinomo e gloria per sue chiare geste in Inghilterra. Io credo bene che qualcuno in suo segreto desiderasse quiete e non discordia: un santo principe e non due sciagurati ; ma non già che Paulino , di quella prudenza, sperasse in quel corrottissimo tempo, soldati tanto modesti , che avendo turbata la pace per aver guerra, Jasciasson la guerra per zelo di pace : nè che eserciti , di lingue e costumi così strani e diversi, potessero a ciò convenire ; o que’ lor Generali e Capitani , che si sentivano la maggior parte disonesti, poveri e scelerati, patire altro principe men tristo e a loro non obbligato.

XXXVIII. L’ antica e natural ansietà ne’ mortali della potenza, crebbe e scoppiò con la grandezza dell’ Imperio ; perché nello Stato piccolo volevano agevolmente l’ onesto ; ma soggiogato il Mondo e spento le repubbliche e i Re emuli, poichè potemmo agognar l’ asii curate grandezze, s’accesero tra i Padri e la plebe i primi combattimenti. Or tumultuavano i Tribuni ; or prevalevano i Consoli ; nella città e nel Foro erano aizzamenti a guerra civile. Indi C. Mario della infima plebe, e L. Silla tra i nobili crudelissimo, misono vinta con l’armi la libertà in tirannia: e dietro a loro Gn. Pompeo più coperto, non migliore; nè mai più s’ è trattato che d’ esser principe. Non lasciaron l’ armi in Farsaglia e ne’ Filippi i soldati de’ nostri cittadini :. non che deporle di voIonia