Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/305

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nel mezzo spazio a ricever Varo co'suoi cavalli. Fece armare le legioni per la campagna: diede il segno che ciascuno , lasciato il predare, corresse in battaglia per la più corta. Varo impaurito entrò tra' suoi compagni e quelli impaurì. Fuggivano sani e feriti, afflitti dalla via stretta e paura propria.

XVII. Antonio non lasciò in quel pericolo cosa possibile a costante Capitano e soldato fortissimo 5 spigne i paurosi; rattiene i fuggenti: ove è travaglio, onde speranza, con voce , mano , contiglio si fa dai nimici ammirare, da'suoi vedere ; e venne in sì fatto ardore , che trapassato di lancia uno Alfiere che fuggiva, rapì la bandiera, e voltolla verso i nimici ; per la qual vergogna non più di cento cavalli fecer testa. Giovò il luogo ; perchè la via stretta, il ponte tagliato , il fiume in mezzo di dubbio guado d' alte ripe , non lasciaron fuggire. Tal necessità o fortuna risuscitò quella parte. Attestatisi con istretti ordini, aspettano i Vitelliani larghi, confusi e abbattonli. Antonio seguita gli spaventati, ammazza i combattenti. Ciascuno degli altri , secondo che più ama, spoglia, piglia , ruba arme e cavalli. Sentendo le liete grida, que'che dianzi fuggivano per le campora, si mescolano nella vittoria.

XVIII. Quattro miglia lontano da Cremona si videro luccicar le insegne delle legioni Rapace e Italica, che insin quivi vennero, quando da prima vincevano i lor cavalli ; ma alla fortuna rivoltata non s'apersero per ricevere gli sbaragliati, non s' opposero al nimico , non l' assaltarono , stracco per la pugna e per la tanta via corsa. Forse i vinti non così nelle prosperità desiderarono il Capitano, come nelle avversità