Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/324

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L. Venendone il verno e allagando il Po la pianura, mosse la gente spedita. Lasciate in Verona le insegne, l'aquile delle vincitrici legioni, feriti, vecchi e gran parte de' sani; parendogli finita la gueiTa, bastar le coorti e le bande, e delle legioni il fiore. Unissi ancora la legione undicesima , stata prima a vedere , poi dolente di non s'esser ritrovata alla vittoria: e più, seimila Dalmati di nuovo scritti , Poppeo Silvano, stato Consolo, li comandava; ma perchè egli ne sapeva poco e 'l tempo da fatti consumava in discorsi, Annio Basso, Legato d' una legione , gli era sempre appresso: e sotto colore d'ubbidirlo , faceva destramente ogni cosa. Chiedendo i soldati dell' armata di Ravenna d'esser fatti di legioni , se ne scelsero i migliori, e l' armata fu supplita di Dalmati. Questo esercito si fermò a Fano, stando i Capitani sospesi sopra la resoluzione di tutta l'impresa. Intendevano i Pretoriani esser partiti di Roma ; credevano che l'Appennino fosse guardato ; trovavansi in paese per la guerra disfatto; spaventavali la carestia e il chiedere i soldati insolentemente il clavario ( così chiamano una sorte di donativo ) , e non aver provveduto grano, nè danari ; e se nulla si poteva distribuire, era rapito per la furia e ingordigia.

LI. Trovo in celebrati scrittori, aver fatto quei vittoriosi sì poca stima del buono e onesto, che un soldatello a cavallo provò d' aver morto in battaglia un fratello, e ne chiese premio a' Capitani. Non si poteva tale uccisione per ragione umana onorare, nè -per ragion di guerra punire; dissero che non v' era di presente da poterlo a sufficienza rimeritare; quel che poi si seguisse, non trovo. Nelle prime guerre