Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/325

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civili, quando si combattè al Ianicolo contro a Cinna, un caso simile nan-a Sisenna d'un soldato di Pompeo , che ammazzò il fratello , e riconosciutolo , uccise sè stesso. Cotanto più stimolava i nostri antichi, siccome nelle bontà la gloria, così nelle sceleratezze la coscienza! Noi, sempre che verrà a proposito, addurremo simili antichi esempi, per insegnamento del bene e per conforto del male.

LII. Antonio e gli altri Capi risolverono di mandar cavalli a riconoscere tutta l' Umbria e dove fusse più agevole a passar l' Appennino : da Verona far venire aquile, insegne e quanti soldati v'era, e di vettovaglia empiere il Po e'l mare. Alcuni di essi Capi volevano indugiare; perchè Antonio s'era fatto troppo grande e Muciano s'aspettava migliore. Al quale sì presta vittoria diede nel cuore,- e se Roma si pigliava senza lui, non gli parendo aver parte e gloria nella guerra, scriveva doppio a Primo e Varo : ora, che s'andasse innanzi; ora, discorreva de'vantaggi del temporeggiare; per poter dire in ogni evento, se. tristo : » Io 'l vietai : » se buono : » Io l' ordinai. » Scriveva bene aperto a Plozio Grifo, fatto da Vespaslano nuovo senatore e Capo d' una legione e altri suoi confidenti. E tutti scrivevano a Muciano ( com' e' voleva ) della fretta di Primo e Varo , sinistramente. Egli mandava quelle lettere a Vespasiano, con le quali operò, che i fatti d'Antonio caddero di quella stima che gli pareva di meritarsi.

LUI. Il che Antonio non poteva tollerare ; recandosi da' mali ufici di Muciano i pericoli suoi : e ne parlava senza rispetto, essendo di lingua troppo libero , e non usato a dichinarsi. Scrisse a Vespasiano con troppo vanto, scrivendo a Principe e con qualche