Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/329

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Ionie. Pozzuolo era tutto volto a Vespasiano, Capua a Vitellio; e le lor gare mescolavano tra le guerre civili. Vitellio mandò Claudio Giuliano, stato di detta armata Ammiraglio, piacevole, che addolcisse que' soldati : e con lui una coorte di guardia di Roma , e li accoltellanti, che erano a suo governo. Accampatisi a ricontro, Giuliano stette poco a passar dalla parte di Vespasiano ; e presero Terracina, forte di sito e di muraglia, più che per loro industria.

LVIlI. A tale avviso Vitellio, lasciata parte delle genti in Piarni, co' Capi pretoriani, mandò L. Vitellio suo fratello con sei coorti e cinquecento cavalli in Terra di Lavoro contro alla guerra che ne veniva. Lui sbigottito confortava l'affezion de' soldati e del popolo, che chiedevan l' arme , ed ei chiamava esercito e legioni quella canaglia valente in parole. Consigliato da' liberti ( perchè gli amici, quanto da più, meu fedeli erano), raguna le tribù: fa giurare chi si fa scrivere: soprabbondando il numero, spartì la cura a' Consoli ; a' Senatori pose balzello di schiavi e danari ; i Cavalieri offeriron servigio e danari, e '1 medesimo i libertini : faceanlo per paura, ed egli lo pigliava per affezione. A molti incresceva , non di Vitellio, ma del caso e del seggio imperiale ; nè mancava egli di muover compassione con volto, parole e lagrime, con larghe promesse e smisurate, come chi ha gran paura. Il titolo di Cesare , prima rifiutato, accettò, per farsene buono augurio, e perchè gli spaventati così odono le vanità del popolo, come i consigli de'savi. Ma come le imprese con più impeto che consiglio, nel principio son di fuoco e poi raffreddano, i Senatori e' Cavalieri lo piantavano a poco a poco; prima guardando ch'eì