Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/330

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non vedesse, poi senza tale rispetto indifferentemente ; talchè Vitellio dall' impresa non miscibile si tolse giù per vergogna.

LIX Questa paurosa partita di Vitellio accrebbe tanto favore a parte Flavia, quanto fu terrore d'Italia quando ei prese Bevagua , e mostrò aver innovata la guerra. I Sanuiti, Peligni e Marsi, co' Capuani, rivoltatisi prima di loro, facevano in tutta la guerra a chi me' servire, come per lo nuovo Signore si fa. Ma nel passar l'Appennino, la cruda vernata afflisse l'esercito e quasi disordinò, per le grandissime nevi; e videsi a quanto rischio si metteva se la fortuna non faceva tornare addietro Vitellio ; la quale spesso a' Flaviani giovò, non meno che la ragione. Riscontrai li quivi Petilio Ceriale, fuggito per la pratica del paese, dalle guardie di Vitellio, vestito da villano: era parente stretto di Vespasiano e soldato di conto; però fu ricevuto tra' Capi. Anche Flavio Sabino e Domiziano si potetter fuggire, scrivono molti ; avendo loro Antonio con vari inganni fatto penetrare messaggi, che li mostraron modo a salvarsi; ma a Sabino infermità tolse forza e animo. Domiziano avea cuore; ma Vitellio gli crebbe guardie: promisero fuggir seco, ma non se ne fidò; e Vitellio per amor de' propri parenti non intendea fargli male.

LX. Vennero i Capitani a Carsole, ove si riposarono alcuni giorni, finchè l' esercito gli raggiugnesse. Pareva luogo da porvi il campo: scopriva gran paese, da potervi condurre le vettovaglie dalle terre grasse addietro, e trattar tradimento co'Vitelliani, dieci miglia distanti. Questo non voleva il soldato ; ma vittoria e non pace: nè pur tutta la gente aspettare, -per