Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/331

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aver meno compagni alla preda sicura. Antonio gli ratinò a parlamento, ammonendogli : » Che Vitellio aveva ancor delle forze; poco stabili con l'aver tempo, terribili messe in necessità. I principj delle guerre civili lasciasi alla fortuna: consiglio e ragione conducono la vittoria. Già s'era ribellata l' armata Miscna e la bellissima Terra di Lavoro; nè a Vitellio altro rimaso al Mondo che quant'è tra Terracina e Narni. S'era acquistato nel combatter Cremona assai gloria; nel distruggerla troppo odio; non agognassero Roma, anzi presa che salva. Util maggiore e ornamento eccessivo sarebbe loro il conservare il senato e popol romano senza sangue. »

LXI. Da tali e simiglianti parole, rimasero mitigati quegli animi. Comparsero le legioni ; e per la fama e terrore del cresciuto esercito, i soldati di Vitellio vacillavano: a guerra niuno confortava; molti a passare di là ; gareggiando a donare suo' fanti e cavalli al vincitore, e grato failosi. Da questi si seppe ne'vicini campi esser Terni guardata da quattrocento cavalli. Varo mandatovi con gente spedita, pochine ammazzò , che combatterono: molti, gittate in terra l'armi, chiederon mercè : altri rifuggitisi in campo empievano di spavento, contando della virtù e numero de' nimici gran miracoli per iscemarsi vergogna della perduta Terni. Nè erano le falte de' Vitelliani punite, ma ben pagate dall'altra parte, alla quale per colmo di perfidia a gara passavano molti Tribuni e Centurioni, perchè i soldati privati tennero duro per Vitellio, sino a che Prisco e Alfeno , abbandonato il campo e tornati a Vitellio, fecero che a niuno fu vergogna passare all' altra parte.

LXII. In que' giorni Fabio Valente fn morto pri7