Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/344

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traron Petilio Ceriale, furon per capitar male, nori volendo i soldati udir nulla di pace. Vi fu ferito Aruleno Rustico Pretore, il che dispiacque ; oltre all'aver violato uno ambasciadore e Pretore, per la sua propria deguità. Sbaragliossi sua comitiva : il littore che volle fargli far largo . fu morto ; e se non che la guardia che Petilio diè loro, li difese, l'ambasceria , sagra anche ai Barbari, era dalla rabbia civile, in su le mura della patria, violata fin con la morte. Li ambasciadori ad Antonio, ebbero meglio fare, per avere, non più modestia i soldati, ma più autorità il Capitano.

LXXXI. Ingerissi tra li ambasciadori Musonio Rufo cavaliere, filosofo stoico; e sputava sentenze de'beni della pace e mali della guerra, fra le squadre dei soldati. A molti moveva riso, a'più fastidio. Altri lo spignevano o calpestavano; tanto che, da chi ammonito e da chi minacciato, si rimase di quel filosofare a sproposito. Incontrarono ancora vergini Vestali con una lettera di Vitellio ad Antonio, chiedente soprattenersi il combattere un giorno solo ; che s'acconcerebbe agevolmente ogni cosa. Alle Vergini fu dato licenza onorevole : a Vitellio risposto, che Sabino ucciso e Campidoglio arso, non pativano accordi.

LXXXH. Nondimeno Antonio parlò a' soldati di posarsi a Pontemolle, per l' altro dì entrare in Roma. Questa dimora tentava, per mitigare essi soldati , accaniti per detta battaglia , che al popolo, al Senato, a' tempj e luoghi sagri avesson riguardo. Ma essi d'ogni indugio sospettavano rome nimico della vittoria: e le insegne rilucenti per li colli , benché con plebaglia dietro non da guerra, parevan loro niifriirt)