Pagina:Tacito - Opere storiche, 1822, vol. 2.djvu/403

Da Wikisource.

per lo 'misfatto maninconose , con gli occhi in terra : fra loro non si salutarono ; non rispondevano a' confortanti : sofficcavansi ne' padiglioni ; fuggian la luce, più stupidi per la vergogna, che per la paura. Stavano i vittoriosi ancora attoniti , non ardivan parlare, nè pregare : con lagrime e silenzio, per Iobo chiedevan perdono. Ceriale gli rincorò , imputando il destino di quanto seguito era per le discordie de' soldati e Capitani o fraude de'nimici. Fusse quello il dì primo di loro soldo e giuramento : de' peccati passati nè l'Imperadore ned ei si ricordava. Così furon ricevuti nel campo medesimo , e fatto intender per le squadre , che niuno , venendo a contesa o parole, rimproveri nè sedizioni nè sconfitta al compagno.

LXXIII. Chiamati poi li Treviri e Lingoni , così aringo : » Io non attesi già. mai a bel parlare : con l' arme ho mostrato la romana virtù- ma perchè in voi molto possono le parole , e tenete buono e pio non quello che è , ma quello che vi dicono i sediziosi, vi voglio, ricordare alcune cose , che più a voi, vinta la guerra , gioverà I' averle udite , che a me l' averle dette. Nel paese vostro e degli altri Galli , entrarono i romani Capitani e Imperadori, non per loro cupidigia, ma chiamati da'vostri maggiori, che si nimicavano a morte. Faceste venire in aiuto i Germani, i quali a voi , come a nimici, imposero servitù. Quante volte abbiamo combattuto con Cimbri c Teutoni , quanto affaticato i nostri eserciti , con qual esito guerreggiato con Germani , il vi sapete. Nè ci siamo piantati in su'l Reno per difendere Italia, ma perchè un altro Ariovisto non si facesse Re di Gallia. Credete voi, Civile e j Batavi, e le genti