Pagina:Tanehiko - Uomini e paraventi, 1872.djvu/155

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128 uomini e paraventi.

moglie, essa è la mia padrona: e che uomo son io, se non son buono ad impedire che una signorina come lei si riduca a un mestiere servile? —

»Vi assicuro che ebbi un bel fare a calmarlo, finchè non venimmo da queste parti per rivedere Misavo. La trovammo piuttosto abbattuta di spirito; e rammento ancora il discorso che mi fece: — Perdonatemi, cara zia, per quel che ho fatto; ma poichè i miei genitori vanno raminghi, ed io posso dire di non averli, se io non fossi venuta in vostro soccorso, avrei mancato ai miei doveri. In tanta sciagura, io, senza neppure accomiatarmi da voi, non ho dubitato di sacrificare me stessa. Una zia si deve avere in conto di seconda madre: ma voi non siete certo la sola che io ami,