Pagina:Tarchetti - Fosca, 1874.djvu/270

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amore nell'arte 269

per raccontare. Non ci arresteremo su quei due primi anni che egli trascorse così ignorato nella capitale: noi non lo considereremo che nella sua vita di artista e di amante, e aggiungeremo solamente che un anno dopo quel primo mattino di agosto, egli aveva ventitré anni, un solo cavallo amburghese, lo spartito di Mozart ancora nella sua valigia, e cinque mila fiorini di capitale depositati alla banca. E finalmente un altr’anno dopo, egli non aveva più che ventiquattro anni, lo spartito inalienabile di Mozart, e cinquantamila fiorini di debito. Il giuoco lo aveva rovinato.

Ma prima che Riccardo Waitzen, per una di quelle predilezioni della fortuna così rare negli annali del genio, si fosse acquistato per tutta la Germania fama di artista straordinario in due soli anni di studii e di occupazioni indefesse, era già conosciuto nei grandi centri di Vienna come un giovine la cui eleganza e la cui liberalità avevano superato ogni esempio. Bisogna aggiungere che Riccardo era bello, di quella bellezza intatta, sorridente, fiorita, da cui traspare, come la luce in un vaso d’alabastro, l’interna contentezza dell’anima: il dolore non aveva tracciata la più piccola ruga su quel volto, e, a dire il vero, è d’uopo confessare che egli ignorava completamente che cosa fosse il dolore.

Non so se qualcuno de’ miei lettori, qualcuno di coloro che sono portati dalla loro natura a riflettere e a trarre il meglio che si può dalla dubbia morale dei costumi presenti, si sia mai tolto seco uno di questi esseri che in tutte le società, in tutte le nazioni, rappresentano la classe più improduttrice, più inoperosa e più riprovevole del popolo — i lions, i dandys, i zerbini — e rinchiusoselo nella sua camera, da solo a solo, e cita-