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92 | fosca |
stanza era piena di fiori, il letto era bianco come neve, e pareva tutto di pizzo, una lampada posta in un angolo emanava una luce debole, ma chiara e trasparente come luce di notte lunata. L’amore avrebbe trovato là il suo tempio.
Si scoperse il volto ad un tratto, mi guardò a lungo con espressione di affetto ineffabile, poi mi disse:
— Sapeva che sareste venuto.
Vidi lucere una lacrima sui di lei occhi, e mi sforzai a sorriderle. Levò un braccio di sotto le coltri, io le porsi una mano che si portò alle labbra e baciò convulsivamente.
— Si fanno tali follie prima di morire — diss’ella.
— Non pensate a morire.
— Dacché siete qui non ci penso più, sono guarita. Mi perdonate di avervi pregato di venire?
— Non vi perdono però di averlo fatto sì tardi.
— Oh Giorgio! — esclamò ella con aria di gratitudine e di rimprovero — io leggo nel vostro cuore.
Stette un momento silenziosa, poi si animò improvvisamente, ed esclamò con entusiasmo:
— Io vi adoro.
Prese un mazzetto di mughetti che era sul tavolino, e lo avvicinò alle mie labbra.
— Perché?
— Baciatelo.
— Perché?
— Baciate questi bei mughetti.
Ubbidii. Si portò subito il mazzolino alle labbra, lo baciò con trasporto, e lo riavvicinò alle mie. Compresi il suo desiderio.
Mi curvai sopra di lei, e la baciai sulle guancie.
Chiuse gli occhi, e rimase assorta ed immobile. Meravigliai che non mi avesse reso quel bacio.