Pagina:Tarchetti - Paolina, 1875.djvu/19

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paolina. 19


Esaurito questo eccesso di tenerezza col pappagallo, strinse ad una ad una la mano alle ragazze, e disse che si ritirava nella sua camera e sarebbe ritornata.

Mamma Gioconda (e tale era il nome che permetteva le fosse dato dalle sue operaie) era una donna sui cinquant’anni, non piccola, ma pingue e tarchiata, brutta senza essere ributtante; asseriva d’essere stata nella sua gioventù una bellezza rimarchevole, e conservava ancora a quell’età una freschezza ed un colorito di rosa che formavano tutto il tesoro delle sue attrattive. — Vedova a venticinque anni, con una fortuna ragguardevole pel suo stato, aveva saputo apprezzare i vantaggi della sua posizione, e invece di un marito si era scelto degli amanti, onde il suo cuore era corrotto e indurito, e ogni operaia diventava per la sua mediazione una virtù pericolante. Se v’era oggetto su cui avesse collocato un’affezione vera e durevole, era quel pappagallo che possedeva già da diciotto anni, e che quantunque non fosse capace che di pronunciare quell’esclamazione, che già ascoltammo, conosceva, diceva essa, tutte le lingue viventi, ed esprimeva qualunque pensiero colla semplice modulazione di quel suono: mentre per una strana antitesi delle sue piccole passioni, odiava mortalmente quel botolo fedele, grazioso, intelligente, perchè preveniva le ragazze dell’arrivo di lei, impedendole di sorprenderle, e cimentava talora l’uccello nella sua gabbia; e se ne sarebbe di buon grado privata, se nel tempo stesso non avesse subìto da lui una specie di attrazione o d’influenza magnetica, a cui non potevasi sottrarre, e che la costringeva ad odiarlo nel se-