Pagina:Tarchetti - Paolina, 1875.djvu/96

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96 paolina.


l’attribuirmi una provocazione. Doveva forse presentargli l’altra guancia? Io capisco come ciò possa essere predicato dal pulpito, ma non effettuato sulla via, e in quell’ora, quando i miei pensieri erano tutti di pace, e dopo aver ricevuto un pugno così violento da spezzarmi una mandibola.... ah! no, ciò è impossibile, e sì che non credo poi di essere un cattivo figliuolo. Non devo dunque crucciarmi di questo; almeno mi giova la coscienza di non aver torto. Ma che vedo! una brocca.... e senza manico! Che sorta d’un beverone può esservi lì dentro! E si provò a discendere dal letto, ma le membra gli doloravano in tutte le giunture, e mise suo malgrado più d’un grido.

— Non è già sugo di grappolo, disse poi esaminando il contenuto di quel recipiente, ma acqua di fontana colle anguille: ecco qui una magnifica sedia, e le posso trovar sempre una comodissima spalliera ponendola contro il muro, una finestra così ben collocata che non potendomivi affacciare mi risparmierà qualche fastidioso raffreddore, un bravo catenaccio che mi assicura contro ogni malvivente, una buona camera di cui non pago fitto, un servitore e una pensione gratuita; e tutto ciò a titolo di compenso per la mia bravata di questa notte: ella è una compìta persona quel delegato!

Ma questo intervallo d’ilarità fu tanto breve quanto non era stato spontaneo, e non giovò che a fargli esaminare più da vicino le minute particolarità della sua nuova posizione. Egli passò da questo stato ad una disperazione muta, tormentosa, inconsolabile; respinse con acerbe parole il carce-