Pagina:Tartufari - Il miracolo, Roma, Romagna, 1909.djvu/118

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L’indomani, al tocco, una giardiniera a due cavalli si fermava sulla piazzetta Gualterio, e Vanna con Ermanno e Fritz Langen, vi saliva, mentre Bindo giungeva a gran passi da via del Duomo e Mamsell’ Pfefferkorn, a cui nessuno aveva pensato, si arrampicava sul predellino e prendeva posto con autorevole decisione tra Ermanno e il signor Fritz.

Il mese di marzo finiva dolcemente ed era il giorno dell’Annunziazione di Maria. Davvero pareva che i colli, aulenti e teneri nel bacio dell’aria mossa appena, si fossero ornati di verzura per festeggiare l’annunzio di un avvenimento nuovo, apportatore di pace agli umili cuori.

Fritz Langen, il quale aveva dimorato in Grecia durante la sua adolescenza e aveva trascorso allora intieri pomeriggi, seduto in vista del Partenone tra cardi e ginestre, era pagano di gusti e amava gli dei giocondamente forzuti che precipitavano dai gioghi dell’Olimpo, avidi insaziabilmente di amori e battaglie; ma in quel giorno, mentre il vetturale, abbandonate le redini sui crini dei molto docili cavalli, stava rivolto verso l’interno della carrozza a chiacchierare con Bindo Ranieri pacatamente, mentre i bimbi si sporgevano a guardare sopra le siepi le sorelline loro, le piccole farfalle, e Vanna gli sorrideva di un sorriso tenue come il verde tenue del grano in germoglio, Fritz Langen fu pervaso da un’onda subitanea di misticismo, e comprese l’amore inestinguibile di San Francesco verso il sole e la luna,