Pagina:Tartufari - Il miracolo, Roma, Romagna, 1909.djvu/163

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Il bimbo ascoltava attento; Vanna piegava sempre di più la testa a ogni parola, e sul collo scoperto onde larghe di rossore apparivano, scomparivano rapidamente.

Monsignore proseguì con più meditata lentezza, sempre rivolto al bimbo:

— Io ti dico questo, Ermanno, perchè tu e la mamma mi siete stati raccomandati al letto di morte dal tuo ottimo papà, che, certo, vede tutto, sa tutto quanto tu fai, quanto la mamma fa e, se quanto voi fate è indegno, egli ne soffre. Dica lei, signora Vanna, non ho forse ragione di parlare così al nostro caro fanciullo? Non crede anche lei che sia dovere per ciascuno di noi, vivere incontaminati e rispettati? Dica lei.

— Sì, sì, monsignore - Vanna rispose, e sollevò gli occhi verso di lui, offrendogli in olocausto tutta la sua volontà.

Poco dopo Vanna scorse dal balcone Fritz Langen che passava e gli fece cenno di salire. Egli suppose di non aver capito bene, avendogli monna Vanna ingiunto spesso di non farle visita mai. La fissò con occhio interrogatore, ella rinnovò il cenno, ed egli salì frettoloso.

— Che cosa accade? - chiese allegramente. - Dunque hai tolto la clausura? - E, lanciato verso i due usci uno sguardo rapido, sporse il viso per baciarla.

Vanna si ritrasse indietro con moto di ripulsa e, rimanendo in piedi vicino all'apertura del balcone, gli disse con parole brevi, fra tronchi sospiri: