Pagina:Tartufari - Il miracolo, Roma, Romagna, 1909.djvu/197

Da Wikisource.

Vanna col petto si rizzò sui guanciali e si rivolse a Ermanno esterrefatta:

— Questo sognavi, quando ti ho svegliato?

— Sì, mi pareva che fosse vero, e i gigli erano tanti.

Vanna non si saziava di contemplare il figliuolo, e una luce sempre più viva le si faceva nel pensiero. Oh! certo, certo! La visione di lei terribile, il sogno buono di Ermanno erano fra loro collegati per volontà divina! Era un avviso del Signore, il quale si compiace di rivelare, per grazia in sogno, i suoi decreti. Per la intercessione dello sposo e la castità sacerdotale del figlio, ella avrebbe potuto salvarsi e deludere le insidie del nemico.

— Ho sonno, voglio dormire - Ermanno disse con uno sbadiglio.

Vanna implorò, stringendogli più forte la mano:

— Un momentino ancora. Aspetta e rispondimi, poi tornerai a dormire. Dimmi, ti piacerebbe di servire Iddio?

Ermanno rispose di sì, che servire Iddio gli piacerebbe.

— Servirlo per tutta la vita? Rinunciare per lui al mondo e alle gioie fallaci?

Ermanno conosceva poco il mondo e anche meno la fallacia delle sue gioie, onde rispose di nuovo con gravità semplice:

— Sì, mi piacerebbe servire Iddio e rinunciare al mondo. Vanna lo abbracciò con effusione.