Pagina:Tartufari - Il miracolo, Roma, Romagna, 1909.djvu/209

Da Wikisource.

essi nell'errore. Ed errando in una cosa perchè non potevano errare in altre cose?

Il professore dette un balzo sulla cattedra.

— Disgraziato, disgraziato, umiliatevi, annichilitevi, supplicate il Signore di assistervi con la sua grazia. Voi state per avviarvi sulla strada dell'eresia.

Un soffio di terrore circolò nella stanza, e parve che il Cristo, appeso alla parete, si accasciasse con ambascia rinnovata sulla croce. Il professore si raccolse, congiunse le mani, assorbendosi in rapida preghiera mentale; i chierichetti, al colmo dell'orrore, ne seguirono l'esempio, ed Ermanno pentito, sconvolto per il suo peccato d'orgoglio intellettuale, che gli sembrava incommensurabile, si dette a piangere, implorando perdono dal maestro, il quale gl'inflisse il castigo di tre ore di meditazione in cappella e riferì l'episodio al rettore con parole di sgomento.

Monsignore consigliò di non dare troppo peso alle domande di un ragazzo assolutamente spoglio di malizia e, chiamato in direzione il Monaldeschi, lo sollecitò con mitezza a non disturbare in classe i professori con frequenti interrogazioni; si rivolgesse di preferenza a lui, al suo rettore, che lo aveva conosciuto in fasce e ch'era anche il suo padre spirituale.

Ermanno, a fronte china e con le mani intrecciate, non rispondeva, accigliato e cupo, giacchè in quel giorno appunto don Vitale gli aveva lasciato intendere, senza troppo spiegarsi, che bisogna