Pagina:Tartufari - Il miracolo, Roma, Romagna, 1909.djvu/225

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bocca giovanile, di solito atteggiata in austerità.

— I pareri sono discordi - asserì Pericle con gioiosa preoccupazione. - La maggioranza biasima il viaggio a Roma. È savia cosa avere lanciato un chierico innocente fra i pericoli di una moderna Babilonia? Questo dice la maggioranza, e don Vitale scaglia anatemi sopra il tuo capo; ma a sostegno di monsignore sta una minoranza compatta, la quale approva che tu sia uscito dal guscio per tre settimane e conta sopra le unghie della signorina Serena, disposta, per quanto mi sembra, a graffiare gli occhi di chiunque non ti esalti e non ti magnifichi.

Ermanno sorrideva distrattamente.

Egli provava gioia nel camminare al sole, nell'ascoltare le volubili parole dell'amico, e frattanto una tristezza inesplicabile gli si ammassava intorno al pensiero; gli pareva che il sole, pure così fulgente, gli si oscurasse. Quanta ampiezza nelle vie di Roma! Quanta vastità nelle piazze, quanta storia di morte vicende fra i ruderi dei fôri e quanta storia viva nella gente che corre e si affanna, che s'incrocia e dilegua, nei ponti balzanti dall'una all'altra riva, nel tumulto delle voci, nel gesticolare di braccia che si tendono per allacciare o che si agitano per respingere! Quanta luce di cielo al disopra dei giardini durante gli affaccendati pomeriggi e quanta luce di lampade elettriche lungo i marciapiedi durante le sere affollate! E come il treno volava, poc'anzi, attraverso pianure senza confini.