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medico uscisse dal seminario per interrogarlo con logica stringente e breve, poi correva in piazza Corsica e doveva farsi violenza per non rivolgere parole acerbe a Vanna, che piangeva col viso nascosto dentro le palme; piangere non vale, bisognava agire, telegrafare a Roma, a Bologna, fare consulti, interrogare celebrità mediche! Piangere non vale, e Serena infatti non piangeva, sempre in moto, e quando il cuore le faceva troppo male, essa portava la mano al petto come per aprirselo e liberarsi dal dolore. Soffrire era una cosa stupida, agire si doveva, agire! E fissava con occhi fiammeggianti il professor Corrado Gigli, il quale si presentava a portare una lettera di mammà, dove c'era un consiglio per combattere il male di capo, una ricetta da opporre alla febbre alta.
Bindo Ranieri aveva preso dimora stabile in seminario e, attraversando piazza del Duomo alla sfuggita, per mostrarsi a Villa e darle notizie, gettava sguardi attoniti sulla facciata e si domandava perchè le figure dei santi non si muovessero a pietà della sua angoscia e perchè le statue degli evangelisti non lo confortassero, non dicessero al mercurio del termometro: fermati non salire!
Don Vitale, all'insaputa di tutti, esorcizzava Ermanno mattina e sera, spruzzandolo di acqua benedetta, e anche il Paterino, fra i torrenti di luce del suo negozio inverniciato a nuovo, rimaneva a braccia conserte, escogitando se non fosse giusto che, qualora Ermanno Monaldeschi venisse