Pagina:Tartufari - Il miracolo, Roma, Romagna, 1909.djvu/276

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CAPITOLO III.

Ermanno passava di meraviglia in meraviglia. Fin dalla sera avanti le stanze della villa, ove egli da anni non era più stato, perchè il seminario possiede una villeggiatura sua propria a Settecamini, gli si erano mostrate ospitali, amabilmente, e il chiosco di verzura, il melo dell'orto, la secchia gocciolante del pozzo avevano assunto per lui atteggiamenti amichevoli e gli avevano narrato episodii gentili della sua infanzia, trasfondendogli un senso di stupore e delizia. Quanti ricordi minuti giacevano nel fondo della sua memoria, ch'egli aveva obliati e che si riaffacciavano adesso uno alla volta, inducendolo al sorriso per la loro schietta semplicità!

Il melo dell'orto gli rammentava un giorno remoto, in cui suo padre stava in piedi sul tronco più eccelso e sua madre, vestita di rosa, aveva tolta la scala a piuoli e poi gridava dal basso, ridendo:

— Gentile, vieni; Gentile, scendi - e suo padre,