Pagina:Tartufari - Il miracolo, Roma, Romagna, 1909.djvu/283

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Di ciò s'intratteneva con Ermanno, allorché di sera egli accompagnava la madre a visitare l'inferma. Di solito, Bindo Ranieri e Villa si trovavano con Serena, e avevano adagiata Domitilla Rosa in una poltrona a sdraio, per tenerla sotto il portico a respirare la buon'aria colma di ossigeno.

— Come va oggi? - Vanna Monaldeschi le chiedeva dolcemente.

Domitilla Rosa alzava le braccia scarne e mormorava:

— Il Signore è bontà. Egli conosce la nostra debolezza e ci misura il patire.

Bindo Ranieri le offriva latte ghiacciato dentro una tazza.

— Bevete, Domitilla Rosa! Il medico vi ordina di bere molto latte - e Domitilla Rosa beveva docilmente, se la nausea la stringeva alla gola; torceva il capo, se le labbra aride invocavano il refrigerio della bevanda.

— L'ostinazione è prova di santità e voi siete una santa - le diceva Bindo Ranieri, deponendo la tazza, e Domitilla Rosa, inorridita nel sentirsi chiamare santa, si faceva il segno della croce, accusandosi d'innumerevoli peccati, profetizzandosi con parole d'orrore le pene eterne, se Cristo Gesù non intercedesse per lei e non placasse l'ira acerba del Padre.

— Ecco, vedi, si è martirizzata tutta la vita per acquistarsi, il Paradiso, e adesso muore con la paura dell'inferno - diceva Serena a Ermanno, passeggiando sul prato davanti alla casa.