Pagina:Tartufari - Il miracolo, Roma, Romagna, 1909.djvu/48

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CAPITOLO II.

La stretta rampa esteriore e il loggiato breve, a colonne, della casetta a un sol piano, sembravano infiorarsi dei petali porporini che l'aurora lasciava cadere da' suoi veli fuggevoli. Una pace piena di sorrisi veniva dal cielo, un silenzio, già solcato da impercettibili bisbigli, regnava sull'orto, dove le cime degli alberi già fremevano per la irrequietezza dei nidi.

Tutte le cose odoravano di santità, e Orvieto, in quelle prime ore mattutine, richiamava al pensiero le città dolcissime dell'Umbria, quando San Francesco le attraversava camminando fra i popoli, predicando l'amore di Cristo, e messer lupo lo seguiva pensoso, e le rondinelle, dolci sirocchie, gli facevano corona intorno, sospese a volo, coi becchi spalancati, le ali aperte, attonite al suono delle miti parole rivolte loro dal santo poverello.

Domitilla Rosa uscì sul loggiato e spinse lo sguardo verso destra, dalla parte della rocca, e