Pagina:Tartufari - Il miracolo, Roma, Romagna, 1909.djvu/49

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verso sinistra, dalla parte che mena all'interno della città; il viso le si rischiarò di tripudio. Per tre anni consecutivi la pioggia, forse a castigo dei molti peccati, aveva impedito la processione del Corporale; ma in quella mattina il cielo appariva così radioso, l'oro del sole nascente si mesceva già con così larga promessa di luce ai rosei vapori, che la processione avrebbe potuto svolgersi in tutta la sua magnificenza. Era dunque giorno sacro, giorno di grazia, e Domitilla Rosa, fin dalle tre del mattino, quando le campane in coro avevano annunziato l'esposizione del reliquiario, si era immersa nella preghiera mentale, interrotta da slanci di passione amorosa, che le facevano battere il cuore, e da accessi di sconforto per la propria insufficienza a ben comprendere e misurare gli spasimi della passione di Cristo; sconforti che la spingevano a battersi il petto ed a rimanere lungamente, come annicchilita, con la fronte nella polvere. Ma ella usciva, di solito, gioconda e ringagliardita da tali ore di prova, perocchè il demonio su di lei non prevaleva, ed ella aveva imparato, leggendo i fioretti di San Francesco, che bisogna amare e servire Iddio con letizia di spirito. Indossò la bella veste di seta nera, ereditata molti anni prima dalla madre, e si ornò degli ori, che forse avevano abbellito il seno delle ave degli avi, quando le donne orvietane, dopo i tumulti e le ire delle fazioni, si adunavano coi fratelli e i mariti in vista del palazzo del Capitano