Pagina:Tartufari - Roveto ardente, Roma, Roux, 1905.djvu/165

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l'occhio, e nemmeno lui potè trattenersi dal sor ridere.

Flora, col cappello rosso che le era andato di traverso per le burrascose vicende di piazza Navona; con la mantellina di pelliccia che le si ri gonfiava intorno e di cui l'alto bavero le solleti cava il mento, facendola a ogni poco guizzar sulla seggiola, come per le punzecchiature di un insetto, col visetto spaurito e la punta delle dita uscenti appena dai merletti delle maniche troppo lunghe, somigliava a una gattina che, mascherata da signora per il tripudio d'infantile brigata, ten tasse arruffare il pelo, a sgomento dei persecu tori, e battesse in pari tempo le palpebre con moto rapido e spesso, quasi meravigliandosi essa medesima di trovarsi in quelle bizzarre circo stanze.

Un personaggio di età avanzata, aitante della persona, dai modi signorili e l'andatura disin volta, si avvicinò al gruppo e, dopo essersi tolto e rimesso il cappello con atto sollecito, battè lie vemente sopra una spalla del Montefalco, il quale si alzò di scatto premurosissimo e lasciò sole un momento le signore per appartarsi, poco discosto, con colui che lo aveva chiamato.

Adriana appuntò i gomiti sull'orlo del tavolo e, curvandosi verso la figliuola seduta di fronte, disse a bassa voce:

— Quello è un sottosegretario di Stato: il che non gl'impedisce di essere ' anche un imbe cille. Io non gli avrei mangiato la sua rispetta bilità se fosse rimasto vicino a noi. E il mio caro onorevole hai visto in che bel modo mi tratta? Mi pianta qui, senza cerimonie, come se io fossi la sua governante.